13 settembre 2006

rubrica:"CHICCHE" SUL CINEMA a cura di Matteo Piccinetti

La Dahlia di Ellroy.

Film d’apertura del Festival di Venezia 2006.

Il regista, si sa, delude poche volte, gli attori sono praticamente una garanzia ma la storia del film “The Black Dahlia” chi l’ha scritta???
Mr. James Ellroy ecco chi c’è dietro questa vicenda abbastanza macabra e scottante.
Questo talento di scrittore ha promozionato la sua creatura letteraria portata magistralmente, a quanto pare…, sullo schermo dalla squadra capitanata da Brian De Palma e seguita da Scarlett Johansson, Josh Hartnett, Aaron Eckhart e Hilary Swank. Film d’apertura del Festival di Venezia non a caso, in quanto visto il cast, regista e trama molto intrigante è considerato un successo annunciato.Tutto ruota attorno al fatto assai noto dell’omicidio di Elisabeth Short che è la famosa Black Dahlia del titolo, mutilata e quindi uccisa in quel di Holliwood della mala vita degli anni ’40, ricordata, fin dal principio, con la celebre frase: “ La faccenda più scottante dopo la bomba atomica”.Tutto questo rappresenta forse una delle fissazioni “più salutari” di Ellroy dopo la droga e l’alcool dai quali ne venne fuori solo in seguito alla stesura della sua prima opera “Prega Detective” del 1979.



E’ un personaggio nudo e crudo, passato alla storia un po’ come il “duro di Hollywood” che ha sempre sposato il binomio “genio e sregolatezza”; ha sempre scritto a mano Ellroy, ostile alla tecnologia che ha a disposizione e lo fa per almeno sette ore al giorno! Praticamente un armadio di idee sempre pieno da rimettere a posto di continuo…
Punto di riferimento del cinema noir, mal ricompensato per lo più nella trasposizione cinematografica dei suoi lavori a parte il buon “L. A. Confidential (Curtis Hanson, 1998 che portò a casa due Oscar) e credo non molto affine al modo del jet-set Holliwoodiano.
Nonostante tutto, sembra che consideri il film convincente e che sia soddisfatto degli attori e di De Palma.Cose da non sottovalutare per uno che spara a zero su creazioni autorevoli, secondo me, come“Collateral” di Michael Mann e che considera “roba da fichetti” capolavori di Tarantino come “Le Iene” o “Pulp Fiction”.Personalmente penso che questo film può essere e spero di verificarlo presto, un’opera per ricordare al mondo uno dei periodi più tenebrosi, corrotti e fastidiosi della storia americana dove la menzogna era la cosa più certa che potevi trovare ogni giorno, specialmente ad Hollywood.Il parallelismo è forte con la situazione attuale e d’altronde realisticamente parlando anche Ellroy ha una visione disincantata dell’innocenza del suo Paese considerandolo non proprio pulito, da sempre…Ritornando a noi, se anche lui ci accenna che è un buon lavoro, forse una delle sue più riuscite elaborazioni a cui ha dedicato buona parte della sua vita, come si fa a non andare a vederlo?

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il bloggista M.P.