rubrica:"CHICCHE" SUL CINEMA a cura di Matteo Piccinetti
La Dahlia di Ellroy.
Film d’apertura del Festival di Venezia 2006.

Mr. James Ellroy ecco chi c’è dietro questa vicenda abbastanza macabra e scottante.
Questo talento di scrittore ha promozionato la sua creatura letteraria portata magistralmente, a quanto pare…, sullo schermo dalla squadra capitanata da Brian De Palma e seguita da Scarlett Johansson, Josh Hartnett, Aaron Eckhart e Hilary Swank. Film d’apertura del Festival di Venezia non a caso, in quanto visto il cast, regista e trama molto intrigante è considerato un successo annunciato.Tutto ruota attorno al fatto assai noto dell’omicidio di Elisabeth Short che è la famosa Black Dahlia del titolo, mutilata e quindi uccisa in quel di Holliwood della mala vita degli anni ’40, ricordata, fin dal principio, con la celebre frase: “ La faccenda più scottante dopo la bomba atomica”.Tutto questo rappresenta forse una delle fissazioni “più salutari” di Ellroy dopo la droga e l’alcool dai quali ne venne fuori solo in seguito alla stesura della sua prima opera “Prega Detective” del 1979.
E’ un personaggio nudo e crudo, passato alla storia un po’ come il “duro di Hollywood” che ha sempre sposato il binomio “genio e sregolatezza”; ha sempre scritto a mano Ellroy, ostile alla tecnologia che ha a disposizione e lo fa per almeno sette ore al giorno! Praticamente un armadio di idee sempre pieno da rimettere a posto di continuo…
Punto di riferimento del cinema noir, mal ricompensato per lo più nella trasposizione cinematografica dei suoi lavori a parte il buon “L. A. Confidential (Curtis Hanson, 1998 che portò a casa due Oscar) e credo non molto affine al modo del jet-set Holliwoodiano.
Nonostante tutto, sembra che consideri il film convincente e che sia soddisfatto degli attori e di De Palma.Cose da non sottovalutare per uno che spara a zero su creazioni autorevoli, secondo me, come“Collateral” di Michael Mann e che considera “roba da fichetti” capolavori di Tarantino come “Le Iene” o “Pulp Fiction”.Personalmente penso che questo film può essere e spero di verificarlo presto, un’opera per ricordare al mondo uno dei periodi più tenebrosi, corrotti e fastidiosi della storia americana dove la menzogna era la cosa più certa che potevi trovare ogni giorno, specialmente ad Hollywood.Il parallelismo è forte con la situazione attuale e d’altronde realisticamente parlando anche Ellroy ha una visione disincantata dell’innocenza del suo Paese considerandolo non proprio pulito, da sempre…Ritornando a noi, se anche lui ci accenna che è un buon lavoro, forse una delle sue più riuscite elaborazioni a cui ha dedicato buona parte della sua vita, come si fa a non andare a vederlo?
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